«Il Sud sta pagando la crisi in maniera più pesante rispetto al resto del Paese soprattutto per l’assenza di politiche pubbliche tese a ridurre le diseconomie di contesto che tendono a rendere meno profittevoli gli investimenti privati effettuati nel Mezzogiorno». Lo afferma il numero uno di Unindustria Calabria, Natale Mazzuca, presente a Roma all’illustrazione del “Rapporto PMI 2015” realizzato da Confindustria e Cerved.
Dallo studio, che fotografa il tessuto produttivo del Mezzogiorno dopo i profondi cambiamenti avvenuti negli ultimi decenni, emerge che anche dalle piccole e medie imprese del Sud, arrivano i primi timidi segnali di ripartenza, in misura ridotta per la Calabria. Il processo di “selezione” ha fatto uscire dal mercato le imprese fragili e rafforzato le altre. Nel 2014 sono state create 29mila imprese, più di un terzo delle nuove nate complessivamente in Italia, con una frenata di fallimenti e liquidazioni volontarie. Nel 2015 e nel 2016 è attesa una crescita di fatturato e redditività delle PMI meridionali e un calo delle sofferenze.
«Accanto a questa tendenza che ci rende un pò più ottimisti – aggiunge il presidente di Unindustria Calabria – bisogna però tenere ben presente quello che si è registrato in tutta la sua drammaticità, cioè che più di un quarto delle PMI attive nel 2007 sono uscite dal mercato, con un crollo dei margini lordi e netti rispetto ai livelli pre-crisi. La considerazione amara – prosegue Natale Mazzuca, presente a Roma insieme al Direttore Rosario Branda – è che se il Sud e la Calabria sembrano non trovare attenzione nelle priorità degli impegni di Governo, la questione meridionale resta gravemente aperta in termini di mancanza di occupazione e di desertificazione industriale. Quello che serve è prendere coscienza di questo stato di cose intervenendo con immediatezza ed efficacia per ridare slancio alle aree meridionali come nuova occasione di rilancio per tutta l’economia del Paese».
Dalla ricerca di Confindustria e Cerved emerge che al Sud non manca la voglia di fare impresa: difettano, invece, alcune delle condizioni che favoriscono le capacità competitive delle imprese stesse e dei territori che le ospitano. Il Vice Presidente per il Mezzogiorno e Politiche regionali di Confindustria, Alessandro Laterza sottolinea come si registri una significativa varianza dei risultati tra le singole regioni. «Da Basilicata, Campania e Abruzzo vengono i segnali di una maggiore vitalità, dalla Puglia i segnali più contrastanti con elementi di vitalità e di fragilità che convivono, mentre in Calabria, Sardegna e Sicilia si registrano le più grandi difficoltà. Questi andamenti contribuiscono a disegnare scenari timidamente positivi che lasciano ben sperare su un consolidamento della ripresa anche al Sud».
Il Seminario di presentazione del Rapporto ha costituito l’occasione, per attori politici, economici e finanziari, per fare il punto su una possibile agenda di lavoro per allestire, anche al Sud, il cantiere della ripresa. E’ stato ribadito, infatti, come ci siano imprese cresciute, anche durante la crisi, a ritmi sostenuti. «Queste imprese, che il rapporto definisce “gazzelle” – conclude il presidente Mazzuca – possono ora trainare la ripresa del Sud, a patto di essere affiancate dalle da quelle che hanno avuto minori aumenti di fatturato e che diminuiscano le imprese che finora lo hanno visto ridurre».