Roma, 17 gennaio 2017 – Confindustria e BDI, l’Associazione di rappresentanza dell’industria tedesca, dando seguito a uno degli impegni assunti nella dichiarazione congiunta condivisa nel vertice di Bolzano dello scorso ottobre, hanno definito un Position Paper congiunto sul rafforzamento del corporate banking in Italia, in Germania e nella UE.
Il Position Paper parte dal presupposto che, tra i principali ostacoli alla crescita economica nell’eurozona, vi è la carenza di finanziamenti, che limita gli investimenti e ostacola l’innovazione e lo sviluppo delle imprese. La finanza è una leva strategica per tornare a crescere ed essere competitivi. Il canale bancario è essenziale e va rivitalizzato. Accanto a ciò occorre favorire l’accesso delle imprese ai mercati finanziari e dei capitali.
A questi fini, Confindustria e BDI hanno condiviso, tra le altre, le seguenti priorità:
- mettere fine all’incertezza normativa evitando un’ulteriore stretta regolatoria. Il quadro normativo deve essere coerente e trovare il giusto equilibrio tra l’ottenimento della stabilità finanziaria e il favorire il finanziamento dell’economia reale, anche al fine di non spiazzare gli effetti positivi sul credito della politica monetaria espansiva. I numerosi regolamenti post-crisi non hanno raggiunto questo equilibrio;
- completare l’Unione Bancaria, cruciale per spezzare il circolo vizioso tra banche e debito sovrano nazionale e per preservare il mercato unico dei servizi finanziari. È essenziale, oltre a un funzionamento efficiente del Meccanismo di Vigilanza Unico e del Meccanismo Unico di Risoluzione, la tempestiva creazione di un sistema europeo di assicurazione dei depositi per proteggere i depositanti (fino a 100 mila euro);
- ridurre, a livelli sostenibili e in un lasso ragionevole di tempo, lo stock di non performing loans che grava sui bilanci di diverse banche. L’ampia gamma di misure adottate in Italia dal 2015 per affrontare il problema sofferenze è stata utile per fermare l’incremento dei prestiti deteriorati, ma non ancora sufficiente a ridurre lo stock;
- scongiurare il rischio che un’applicazione restrittiva delle regole sugli aiuti di Stato alle banche e della direttiva sul risanamento e la risoluzione delle banche – pur mirando a una migliore governance e a salvaguardare i contribuenti – generi, in un sistema integrato come quello europeo, effetti negativi in tutta l’area. In tal senso, le recenti misure adottate dal Governo Italiano per risolvere le crisi di alcune specifiche istituzioni finanziarie, sfruttando i margini di flessibilità consentiti dalle regole europee in caso di minaccia per la stabilità finanziaria, assumono particolare rilievo.
- consolidare ulteriormente il sistema bancario per avere meno banche, ma più efficienti e aggiornarne i modelli di business anche al fine di un potenziamento del ruolo a supporto delle imprese.
La stretta regolatoria, i bassi tassi di interesse e la digitalizzazione richiedono alle banche di ottimizzare i loro modelli di business. Sarà necessario continuare a ridurre i costi operativi, sviluppare l’online banking, migliorare i canali di distribuzione, valorizzare gli indicatori qualitativi al fine della valutazione del merito di credito delle imprese, rafforzare i servizi ad alto valore aggiunto per le PMI coinvolte in processi di innovazione e internazionalizzazione;
- rafforzare i mercati dei capitali e sviluppare strumenti di finanza alternativa per finanziare i progetti delle imprese. Molto è stato fatto in Italia negli ultimi anni con risultati incoraggianti, ma ancora insufficienti. Occorre proseguire su questa strada, potenziando gli interventi per favorire, anche con misure fiscali adeguate, la patrimonializzazione delle imprese e la loro apertura ai mercati.