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Aeroporto dello Stretto, comunicato del Direttivo di Confindustria Reggio Calabria

di admin

Reggio Calabria, 24 gennaio 2017 – Destano perplessità i fatti raccontati da alcuni articoli di stampa, secondo cui il presidente della Confcommercio di Reggio Calabria è stato “l’unico rappresentante dell’economia reggina ammesso in Prefettura” in occasione del recente vertice sull’aeroporto con il sottosegretario Bianchi.

Ci domandiamo quale sia stato il criterio che ha portato alla composizione di quel tavolo presso l’Ufficio territoriale del governo. Ma chiediamo soprattutto di sapere a che titolo il presidente della Confcommercio esprime posizioni per conto dell’intero mondo economico reggino, dal momento che l’organismo deputato a rappresentare tutte le categorie produttive è la Camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura. A Reggio Calabria, per troppo tempo, il governo dell’economia è stato delegato a soggetti privi di effettiva rappresentatività: quest’ultima non nasce da un’investitura divina ma dalla competenza specifica e dalla sommatoria di dipendenti, fatturati, ricadute sull’indotto. È possibile, finalmente, conoscere questi numeri di ogni singolo ‘imprenditore’?

Nel merito delle affermazioni del presidente di Confcommercio, riteniamo che l’aeroporto di Reggio vada salvaguardato non con prese di posizione fondate sulla dietrologia e sulla demagogia.

Oggi ai passeggeri reggini non interessa se a governare l’aeroporto sarà Sacal o un altro soggetto. Non è più tempo di pensare ai pennacchi. Ai reggini, invece, interessa che l’aeroporto funzioni regolarmente e soprattutto che non sia più un pozzo senza fondo, che è costato decine di milioni di euro ai contribuenti perché il modello di governance dello scalo era assolutamente superato e deficitario.

Qualcuno ci rimprovera di non aver investito nella Sogas. Invitiamo tutti a riprendere i resoconti delle iniziative da noi messe in atto all’epoca, quando da soli ci dichiarammo disponibili, a condizione che si effettuasse una due diligence sui conti della Sogas per poi scrivere un piano industriale serio e sostenibile.

Alla luce di quanto è accaduto successivamente, comprendiamo perché siamo stati pubblicamente attaccati da coloro che erano al timone della ormai defunta Sogas, solo perché avevamo chiesto di vederci chiaro sui debiti della società.

Oggi tutti sono abili nel rilasciare affermazioni di basso populismo, sostenendo che è necessario salvaguardare i posti di lavoro, affermazione che ci trova ovviamente d’accordo. Crediamo però che sia davvero poco serio agitare come una scimitarra lo spettro della questione occupazionale, facendo finta di preoccuparsi per i lavoratori, quando invece il rispetto dovuto a queste persone e alle loro famiglie impone chiarezza e una politica industriale fondata su progetti seri e non sul mantenimento di piccole rendite di posizione.

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