La Camera dei deputati ha approvato lo scorso 8 febbraio il Dl Mezzogiorno, contenente tra le altre, alcune modifiche molto attese al Credito d’imposta per gli investimenti nelle regioni meridionali.
Si tratta di miglioramenti molto rilevanti, che recepiscono in pieno le proposte avanzate da Confindustria nel corso della recente audizione parlamentare sul DL, e che rendono il Credito d’imposta uno strumento realmente efficace nel sostenere la ripresa degli investimenti delle imprese delle regioni meridionali.
Le modifiche, che saranno operative a partire dalla conversione in Legge del DL, prevedono:
- Il calcolo del beneficio al lordo degli ammortamenti fiscali.
- L’innalzamento dell’intensità dell’aiuto fino al massimo consentito dalla Carta degli aiuti di Stato a finalità regionale nel periodo 2014 –2020.
- La rimozione dei vincoli alla possibilità di cumulo.
- L’innalzamento della dimensione massima dell’investimento agevolabile.
- L’estensione delle zone ammissibili e dell’intensità di aiuto per la Regione Sardegna.
Come funziona il credito di imposta
Per effetto di tali modifiche, a partire dalla data di conversione in legge del decreto (al più tardi entro fine febbraio) lo strumento risulta così articolato:
- Possono usufruire di tale agevolazione le imprese che, indipendentemente da dimensione e forma giuridica, effettuano investimenti in beni nuovi (macchinari, impianti e attrezzature) strumentali rispetto all’attività esercitata dall’impresa beneficiaria e destinati a strutture produttive situate nelle zone ammissibili delle regioni del Mezzogiorno.
- Sono ammissibili, dunque, gli investimenti che mirano alla creazione di un nuovo stabilimento, all’ampliamento di uno esistente, alla diversificazione della produzione o a un cambiamento significativo del processo produttivo aziendale.
- Non vi rientrano, invece, gli interventi di mera sostituzione di beni.
- L’agevolazione compete in relazione agli investimenti, realizzati fino al 31 dicembre 2019, per un importo massimo pari a 3 milioni per le imprese di piccola dimensione, a 10 milioni per quelle di media dimensione e a 15 milioni per le grandi imprese (in precedenza tali tetti erano fissati a 1,5 milioni per le piccole, 5 per le medie e 10 per le grandi imprese).
- Il beneficio sarà calcolato non più al netto ma al lordo degli ammortamenti fiscali dedotti nel periodo d’imposta, per beni appartenenti alle medesime categorie di quelli oggetto dell’investimento (macchinari, impianti e attrezzature), con esclusione comunque degli ammortamenti relativi al bene agevolato.
Innalzamento dell’aliquota
Per Basilicata, Calabria, Campania, Puglia, Sicilia e Sardegna: si passa dall’attuale 10% al 25% per le grandi imprese; dal 15% al 35% e per le medie imprese; dal 20% al 45% per le piccole imprese;
Per le 86 località di Abruzzo e Molise (zone ammissibili delle provincie di Campobasso, Isernia, L’Aquila, Pescara, Teramo, Chieti): 10% per le grandi imprese; 20% per le medie imprese; 30% per le piccole imprese.
Sul dettaglio di tali modifiche si rimanda alla nota riassuntiva allegata.