Reggio Calabria, 22 agosto 2017 – “Non siamo sorpresi dell’archiviazione del presunto ‘caso’ relativo al cosiddetto ‘inchino’ della statua del santo patrono di San Procopio, dinanzi alla casa di un boss della ‘ndrangheta. Non siamo sorpresi perché la kafkiana vicenda ha avuto, suo malgrado, come protagonista una persona perbene e un imprenditore illuminato e appassionato di politica, quale Eduardo Lamberti Castronuovo”.
È quanto dichiara il vicepresidente di Confindustria Reggio Calabria, Filippo Arecchi, che prosegue: “Premettiamo che è giusto che la magistratura faccia il proprio lavoro con solerzia e attenzione, soprattutto in una terra come la Calabria, che continua a essere soggiogata dalla presenza oppressiva della ‘ndrangheta, che stritola in primis l’economia e le libertà individuali. Ma dobbiamo anche dire che l’indagine a carico, tra gli altri, del dottor Lamberti Castronuovo ci è parsa eccessiva, soprattutto per la sua durata: sono stati necessari tre anni e mezzo. Un tempo troppo lungo ma per certi versi inevitabile, considerati i pesanti carichi di lavoro di Procura e Tribunale, dove il numero di magistrati è sottodimensionato rispetto alle effettive esigenze di un distretto giudiziario strategico a livello nazionale. Tutto questo ha, ovviamente, un costo per la collettività, economico e organizzativo, che da imprenditori giudichiamo eccessivo rispetto ai benefici di un’indagine conclusasi con l’obiettiva richiesta di archiviazione dello stesso pubblico ministero”. Filippo Arecchi aggiunge: “Questa situazione genera in noi un sentimento di rimpianto e di amarezza per un sistema che, evidentemente, non funziona bene e che produce cortocircuiti soprattutto dal punto di vista mediatico. A Edy Lamberti Castronuovo, imprenditore che gode della nostra stima e che ha saputo costruire, in diversi settori produttivi, realtà aziendali tra le più importanti del nostro territorio, rivolgiamo un pensiero di amicizia e stima. L’esito del lavoro del pm e del gip ha dato una conferma della linearità e trasparenza del suo agire.
Resta solo il rimpianto di un calvario che non solo lui, ma l’intera comunità reggina si sarebbe potuta risparmiare – conclude il vicepresidente di Confindustria Reggio Calabria – con buona pace di chi non ha lesinato giudizi affrettati, scritti sulla sabbia e cancellati dal tempo”.