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Centro Studi Confindustria: si rafforza la crescita, +1,5% nel 2018

di Unindustria Calabria

La crescita prosegue e si rafforza: il Centro studi di Confindustria ha alzato la previsione del Pil per il 2018, portandola all’1,5 (1,3 a settembre). Nel 2019 dovrebbe attestarsi all’1,2%, mentre il 2017 si chiuderà a +1,5.

«Si conferma l’inversione di tendenza dell’economia. Il paese ha potenzialità interessanti e alcuni provvedimenti come il Jobs act e il piano Industria 4.0 stanno dando effetti sull’economia reale». Vincenzo Boccia commenta i numeri, le previsioni del Csc e l’ultimo dato Istat sulla produzione industriale che cresce, mandando un messaggio alla politica: «Bisogna andare avanti su questa strada e non smontare le riforme. L’economia è ancora debole, se facciamo errori sono sempre possibili passi indietro». Quindi, ha aggiunto il presidente di Confindustria alla fine del seminario del CsC, «occorre buon senso e pragmatismo. Evitiamo eccessi di tattiche o di politiche che aumentano solo il deficit e il debito pubblico del paese e costruiamo una stagione di riforme». Il contesto è favorevole: la velocità della crescita globale è la più alta dal 2010, dice il CsC, l’Italia vi partecipa pienamente, solo «incidenti di percorso» potrebbero far «deragliare il treno in corsa». Anzi, il Centro Studi diretto da Luca Paolazzi, ipotizza anche possibili rialzi: l’ultimo periodo 2017 potrebbe chiudersi in accelerazione, aumentando il trascinamento sul prossimo anno. E potrebbero migliorare anche i «fattori frenanti» che per il CsC sono il credito, che «non supporta la ripresa, con la domanda tornata ai livelli pre-crisi, a fronte di un’offerta molto selettiva», e gli investimenti pubblici, ancora bassi.

L’Italia sta riducendo il differenziale con la Ue, ma il divario assoluto si allarga, dice il CsC, il picco pre-crisi, con una crescita all’1% annuo, verrà recuperato nel 2021. L’instabilità politica, anche se meno rilevante vista la forza dell’economia globale, abbassa il potenziale crescita. In Italia le elezioni politiche, secondo il CsC, sono un test molto rilevante: una «biforcazione tra proseguire sul cammino delle riforme o non far nulla, che in termini relativi vuol dire tornare indietro». È la preoccupazione di Boccia, in vista del voto. La legislatura, come ha detto ieri al seminario CsC il ministro dell’Interno, Marco Minniti, sembra che duri fino a marzo 2018.

Il 16 febbraio si terranno le Assise di Confindustria, un «grande momento di mobilitazione del sistema industriale da cui deriverà un’agenda economica di medio termine che metteremo a disposizione dei segretari di partito e di chi si candiderà alla guida del paese. Stiamo facendo un giro in tutta Italia con le pre-assise», ha detto ieri il presidente di Confindustria, insistendo sul rilancio degli investimenti pubblici e su una «stagione di semplificazione». Va messa al centro la questione industriale, in Italia e in Europa. L’industria protagonista anche nell’area del Mediterraneo, con Boccia che ha proiettato l’Italia come «grande piattaforma tra Ue e Africa, tra Est e Ovest».

Proprio all’Africa il Centro Studi ha dedicato un approfondimento. È una partita decisiva per il futuro dell’Italia e della Ue, ha detto Minniti, spiegando la strategia del governo: non una politica «mordi e fuggi» ma un intervento di «visione, che punti come prospettiva ad un percorso di immigrazione legale stabilita con i paesi di provenienza, sconfiggendo l’illegalità», ha detto il ministro, ricordando l’accordo con le tribù raggiunto qualche mese fa. «Firmare quella pace a Roma è un atto di orgoglio del paese», ha sottolineato Boccia, che pensa con Confindustria e Confindustria Assafrica e Mediterraneo a degli accordi di partenariato industriale tra le Pmi, «andando oltre gli aiuti e l’export e puntando agli investimenti». Un tema che non è solo italiano, hanno condiviso sia Boccia che Minniti, ma europeo. Ed è stato l’impegno del nostro paese, ha sottolineato il presidente di Confindustria, che, «con un confronto serrato» ha spostato l’atteggiamento della Ue sull’Africa, «da visione emergenziale a visione europea». (Fonte: Sole24Ore)

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