La scommessa della politica Italiana si giocherà tutta sull’economia, non può essere diversamente se si ha piena consapevolezza della gravità della crisi attraversata dal nostro paese e dalle sfide che pone l’economia del futuro.
Certo in quest’ultimo anno si è registrato un’ incoraggiante cambio di tendenza con una ripresa del Pil che per il 2018 è stato addirittura rivisto al rialzo sia da Bankitalia che dal Fmi all’1,4%.
Ma affinchè la miniripresa italiana non si disperda e porti ad una fase strutturalmente positiva occorre aver chiaro quali sono stati i principali fattori che l’hanno determinata.
La ripresa Italiana infatti è stata caratterizzata da una componente ciclica ed una strutturale. La prima certamente ascrivibile alle provvidenziali misure espansive adottate dal Presidente della BCE Mario Draghi, che si sono rivelate nei fatti vincenti e lungimiranti, la seconda, negli effetti prodotti dai primi provvedimenti di riforme in cui non può non riconoscersi il ruolo propositivo di Confindustria che spingendo a puntare sulla politica dei fattori produttivi e dell’offerta ha contribuito al rilancio degli investimenti.
Ora Mario Draghi finirà il suo mandato nell’autunno del 2019 e con lui, certamente, anche l’attuale impostazione di politica monetaria. Il rischio che si corre è che senza un governo in carica, solido e autorevole, che abbia come priorità la crescita economica e la riduzione del debito pubblico, il nostro paese ritorni ad essere ostaggio della speculazione Internazionale.
Ecco perchè diventa prioritario concentrarsi sulla componente strutturale della crescita, stabilizzando i provvedimenti economici assunti e rafforzandoli con strumenti nuovi e coerenti. Insomma, occorre completare le riforme avviate, anche nelle corrispondenti declinazioni operative, senza avere nostalgia alcuna del passato.
Per ritornare a crescere in modo sano e duraturo non servono promesse o dannosi passi indietro, ma un cambio di mentalità e un piano organico di politica economica, con uno Stato capace di combattere a fondo la corruzione, riqualificare la spesa pubblica, garantire la qualità dei servizi, ridurre drasticamente la pressione fiscale, modernizzare il mercato del lavoro, semplificare la macchina burocratica.
Serve un governo, infatti, che metta al centro il lavoro,soprattutto quello giovanile, riconoscendo il ruolo sociale dell’impresa. Una impresa che, negli anni, è sempre più passata dalla distribuzione del profitto come unica risorsa a beneficio della proprietà, ad un concetto che vede nella restituzione e nella responsabilità sociale, veicoli di attenzione e sensibilità verso le comunità in cui le imprese sono inserite. Ecco perchè le imprese rappresentano la soluzione e non il problema. Non c’è dicotomia tra imprese e società ma un ponte tra interessi comuni.
In questa direzione che va delineandosi sempre con maggiore evidenza, trovare un momento comune di riflessione, di sintesi e visione del futuro, diventa una necessità per le imprese, per gli imprenditori, per tutto il paese. Ecco perchè ci troveremo tutti a Verona il 16 Febbraio p.v., migliaia di imprenditori Italiani, con una folta presenza di imprenditori Calabresi guidata da Presidente Mazzuca, per proporre al paese un progetto di sviluppo, di occupazione e crescita. Ed è, non solo opportuno, ma necessario ascoltare le istanze delle imprese, perchè senza imprese non potrà esserci futuro.