ROMA, 14 SET – Confindustria “legge con stupore” le parole del presidente della Commissione Antimafia, Nicola Morra, che ieri ha detto di aver telefonato al leader degli industriali, Vincenzo Boccia, per sottolineare che non avrebbe partecipato, sempre ieri, all’assemblea di Confindustria Cosenza per la prevista presenza, non tra gli imprenditori, ma tra gli ospiti istituzionali (ha fatto riferimento al sindaco e al presidente della Regione), di “indagati ma anche prescritti”.
“In uno Stato di diritto si è colpevoli quando lo stabilisce una sentenza non quando si sollevano polveroni in un comizio politico”, replica via dell’Astronomia.
Confindustria, chiamata in causa dal M5s Morra sull’eventuale opportunità di prendere le distanze, “ritiene che occorre difendere la lucidità del capire e non usare le istituzioni o confondere i ruoli per battaglie politiche. Da tempo richiamiamo la politica a una dimensione di responsabilità a partire dal linguaggio e dal rispetto dei ruoli, con l’auspicio che prevalga sempre il buon senso, rifiutando e contrastando ogni strumentalizzazione”.
Confindustria, replicando “a seguito delle dichiarazioni del senatore Nicola Morra in merito all’assemblea di Confindustria Cosenza, rilasciate in occasione del convegno della stampa cattolica e lette con stupore”, premette: “Un’indagine è il primo passo di un percorso giudiziario teso a cercare la verità su un fatto presunto”. E sottolinea: “Non è nostro costume trasformare un indagato in un condannato sostituendoci ai Tribunali”.
Ieri il senatore Morra, partecipando ad un incontro in provincia di Caserta, ha parlato della telefonata al leader degli industriali e del fatto che non sarebbe andato a Cosenza sottolineando: “Perché avrei dovuto partecipare con l’attuale sindaco, che ambisce ad essere il candidato alla presidenza della Regione ma è prescritto ed indagato, e con il governatore della Calabria interessato da altre vicende? Ho difficoltà e non mi siedo con soggetti che non solo sono indagati ma anche prescritti, e hanno sul capo la richiesta di rinvio a giudizio”. Ed ha aggiunto: “Se per Confindustria questo non è un problema, ne prendo atto. Il vero problema è che il tessuto produttivo non riesce più a capire che o si sta con il bianco o con il nero, perché con il nero non si scherza. Questo è un Paese dove per questioni culturali c’è una certa indulgenza, che purtroppo è diventata quotidiana”. (ANSA).