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Gli effetti del coronavirus sull’economia calabrese nel Rapporto della Banca d’Italia

di Unindustria Calabria

“Lo scorso anno il Pil calabrese risultava ancora inferiore di 14 punti percentuali rispetto ai livelli del 2007; gli indicatori disponibili ne indicano per il 2020 un’ulteriore caduta”. Lo evidenzia il rapporto sull’economia della Calabria elaborato dalla filiale regionale della Banca d’Italia. Il rapporto analizza gli effetti dell’emergenza coronavirus sull’economia calabrese.

I lavori sono stati aperti dal Direttore della Filiale di Catanzaro della Banca d’Italia Sergio Magarelli. È seguita la presentazione del rapporto a cura dei ricercatori dell’Istituto Giuseppe Albanese e Iconio Garrì. Alla discussione hanno partecipato anche l’imprenditore Natale Mazzuca, da poco nominato vicepresidente di Confindustria e Antonio Testi, AD di Medcenter Container Terminal. Ha concluso i lavori Matteo Bugamelli, Dirigente del Servizio Struttura Economica della Banca d’Italia.

“Il blocco obbligatorio delle attività in Calabria – rilevala Banca d’Italia nel rapporto – ha riguardato l’equivalente del 18 per cento del valore aggiunto regionale, contro il 28 per cento in Italia (rispettivamente, il 24 e il 33 per cento in termini di occupazione)”. Tuttavia, gli effetti dell’emergenza Covid-19 “si sono riflessi su gran parte del settore produttivo attraverso vari canali, tra cui in particolare il calo di fiducia dei consumatori, i vincoli alla mobilità e la difficoltà di rispettare gli standard di sicurezza sul lavoro, solo in parte attenuate dal ricorso allo smart working. Informazioni tratte dal ‘Covid-19 Google Community Mobility Report’ suggeriscono – si legge – come il calo della mobilità verso i luoghi di lavoro abbia raggiunto in regione circa il 70 per cento a fine marzo, un dato analogo a quello osservato nel resto del Paese. Il graduale allentamento delle misure si è avviato il 4 maggio, per poi accelerare dopo il 18 maggio”.

Con riferimento al quadro macroeconomico, secondo la Banca d’Italia “la crisi pandemica ha colpito l’economia calabrese in una fase di sostanziale stagnazione. Sulla base dei dati Istat e Prometeia, lo scorso anno il Pil calabrese in termini reali risultava ancora inferiore di 14 punti percentuali rispetto ai livelli del 2007; gli indicatori disponibili ne indicano per il 2020 un’ulteriore caduta. La velocità̀ di ripartenza dipenderà in parte dalla durata dell’epidemia e dall’efficacia delle misure di contrasto dell’emergenza; tuttavia, come accaduto anche dopo le crisi del periodo 2008-2014, vi potrebbero influire negativamente i fattori strutturali che caratterizzano l’economia regionale”.

Bankitalia rileva che “le misure di contenimento della pandemia hanno avuto rilevanti ripercussioni sull’attività delle imprese. Le nostre indagini prevedono una diminuzione del fatturato molto significativa nel primo semestre per le aziende operanti in regione, riflettendo essenzialmente il forte calo della domanda interna”. Il settore più colpito nella fase attuale è quello dei servizi privati, “in particolare – spiega il rapporto – i trasporti, il commercio al dettaglio non alimentare ed il comparto alberghiero e della ristorazione, che negli ultimi anni aveva sostenuto in misura significativa le dinamiche occupazionali, anche attraverso la creazione di nuove imprese. La ripartenza del settore sarà molto graduale, considerando la difficoltà di rimuovere i vincoli imposti dal distanziamento fisico e il tempo necessario per recuperare la fiducia dei consumatori”. Per la filiale regionale di Bankitalia, comunque, “il sistema produttivo regionale si trova ad affrontare la crisi attuale in condizioni finanziarie migliori rispetto al passato. Il miglioramento è però avvenuto in parte a scapito dell’attività di investimento, che in questa fase potrebbe ulteriormente risentire del forte rallentamento congiunturale e dell’elevata incertezza sull’evoluzione della pandemia”.

Nel rapporto si osserva che “secondo le prime evidenze relative al 2020, le ricadute sul mercato del lavoro della pandemia sarebbero state considerevoli, in un quadro già caratterizzato nel 2019 da una stagnazione dei livelli occupazionali. I dati evidenziano una significativa riduzione del numero di posizioni lavorative dipendenti tra marzo e maggio. Anche in connessione al blocco dei licenziamenti e al sostegno assicurato dalla Cassa integrazione guadagni, tale calo si è concentrato essenzialmente nella componente a tempo determinato che, in Calabria, ha un’incidenza maggiore rispetto al resto del Paese. Per tale motivo, la crisi pandemica ha interessato particolarmente chi è entrato da poco nel mercato del lavoro, come le generazioni più giovani. Anche per la mancanza di occasioni lavorative i livelli di diseguaglianza e povertà sono superiori al resto del Paese. La debolezza dei redditi da lavoro era stata negli anni in parte compensata da trasferimenti pubblici, più intensi della media italiana, da ultimo rafforzati con l’introduzione del Reddito di cittadinanza. Nella prima parte del 2020, tale supporto si è ulteriormente intensificato in connessione all’introduzione di diverse misure di sostegno al reddito delle famiglie volte a contrastare l’emergenza Covid-19″. Secondo Bankitalia, infine, “le famiglie calabresi affrontano questa difficile fase congiunturale con livelli di indebitamento, in rapporto al reddito disponibile, inferiori rispetto a quelli osservati alla vigilia della crisi del debito sovrano, seppur particolarmente concentrati nel segmento del credito al consumo”. Inoltre, “anche la ricchezza finanziaria si è moderatamente rafforzata rispetto al 2011, insieme ad una ricomposizione del portafoglio a favore delle attività più liquide, che potrebbe contribuire ad attenuare l’impatto negativo della crisi economica in essere. Nel primo trimestre del 2020, i finanziamenti alle famiglie hanno registrato un rallentamento, rispecchiando soprattutto la riduzione nel mese di marzo della domanda di credito connessa alla contrazione dei consumi”.

Il rapporto illustra la situazione dei vari settori, a partire dall’agricoltura: “Le limitazioni alla mobilità imposte dai provvedimenti emanati a partire dal 9 marzo per contenere gli effetti dell’emergenza Covid-19 – si legge nell’analisi di Bankitalia – hanno creato una carenza di manodopera che potrebbe influenzare molte produzioni agricole nel 2020”.

Quanto all’industria in senso stretto, secondo la filiale regionale della Banca d’Italia “nel 2019 l’attività, secondo le stime Prometeia, è lievemente calata in linea con il resto del Paese. Su tale contesto già debole, si sono manifestati nei primi mesi del 2020 gli effetti dell’emergenza Covid-19 e dei conseguenti provvedimenti governativi per limitarne la diffusione. Risentendo dell’effetto recessivo, le aspettative delle imprese prefigurano un brusco peggioramento della congiuntura nel 2020. La quasi totalità delle imprese intervistate ha dichiarato di aver registrato contraccolpi per effetto della situazione emergenziale, segnalando un impatto fortemente negativo in termini di fatturato nel primo semestre, stimabile mediamente in un calo del 30% rispetto al periodo corrispondente del 2019”.

Con riferimento al settore delle costruzioni, per Bankitalia “le previsioni per il 2020, formulate dagli operatori tra marzo e maggio in un clima di notevole incertezza, prefigurano un forte calo del valore della produzione. Le conseguenti ricadute economiche potrebbero essere mitigate dalle misure varate dal Governo con il DL 34/2020 (decreto ‘rilancio’), in particolare le misure per incentivare l’edilizia privata. Rimangono più incerte, invece, le prospettive per il comparto delle opere pubbliche, che potrebbe anche risentire degli effetti negativi dell’emergenza Covid-19 sugli enti locali”.

Nel settore dei servizi e del terziario,si legge ancora nel rapporto di Bankitalia, “il blocco delle attività dal 26 marzo ha riguardato l’equivalente del 17% del valore aggiunto regionale, in linea con il resto del Paese, le misure restrittive hanno inciso significativamente sull’attività di gran parte del commercio al dettaglio, alberghi, bar e ristoranti, servizi ricreativi, culturali e personali e trasporti. Le imprese intervistate hanno segnalato un netto calo del fatturato nel primo semestre dell’anno, stimabile intorno al 40% in media. Secondo le previsioni formulate, la diminuzione del fatturato registrata durante il picco dell’emergenza si rifletterebbe significativamente sui ricavi previsti per l’intero 2020”.

Per quanto concerne il commercio al dettaglio, Bankitalia spiega che “la quota di aziende che, a seguito dei decreti governativi, ha dovuto sospendere l’attività risulta pari al 48%, esse impiegano circa il 42 per cento degli addetti del comparto. Molte delle attività non sospese hanno subito un calo della domanda a seguito della contrazione dei consumi”. Focus anche sull’export, il cui calo, per la Banca d’Italia, “è proseguito anche nel primo trimestre del 2020 (-8,9%), caratterizzato dagli effetti dell’emergenza Covid-19”. In generale, nel rapporto Bankitalia segnala che “l’emergenza Covid-19 ha avuto un forte impatto negativo sulle nuove iscrizioni: nel primo trimestre del 2020 sono calate del 17% rispetto allo stesso periodo del 2019. Nell’anno, gli effetti potrebbero estendersi anche alle uscite dal mercato, qualora si accentuasse il peggioramento della situazione finanziaria delle imprese”. Inoltre, aggiunge la Banca d’Italia, “il settore delle imprese si trova comunque ad affrontare l’attuale congiuntura con una struttura finanziaria più equilibrata rispetto alla vigilia della doppia recessione del 2008-2014. I miglioramento delle condizioni finanziarie non ha comunque interessato in maniera omogenea il tessuto produttivo. In Calabria circa un quarto delle imprese è risultato a rischio di illiquidità, valore superiore alla media nazionale, anche per la maggiore presenza di imprese di minore dimensione”. Infine, a parere della filiale regionale della Banca d’Italia “le tensioni finanziarie delle imprese potrebbero essere mitigate dalle misure varate dal Governo, che ha concesso una serie di contributi alle imprese per favorirne la ripartenza. Nel breve termine tali interventi contribuiscono in modo significativo a contenere il rischio che le tensioni di liquidità si traducano in crisi aziendali durature. Nel lungo periodo, tuttavia, si potrebbero manifestare squilibri nella struttura finanziaria”.

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