Home NewsDalle imprese Progetto SMAFINEC condotto da Unical e Tebaid. Tra i partner anche l’azienda Sunfil

Progetto SMAFINEC condotto da Unical e Tebaid. Tra i partner anche l’azienda Sunfil

di Unindustria Calabria

In fase di ultimazione il progetto di ricerca e sviluppo SMAFINEC (Smart Manufacturing per Fibre Naturali ed Ecosostenibili), realizzato da un raggruppamento costituito dal Dipartimento di Tecnologie Chimiche dell’Università della Calabria e da altri partner, tra cui l’azienda Sunfil che ha sede nella zona industriale di Castrovillari.

Il progetto è finalizzato allo sviluppo della filiera della ginestra in Calabria, in particolare alla realizzazione di prototipi di materiali per i settori della moda e dell’arredo scolastico. È stato finanziato dalla Regione Calabria nell’ambito del POR – FESR FSE – 2014/2020, Asse I – Promozione della Ricerca e dell’Innovazione.

Oltre all’Unical/Dipartimento di Chimica e Tecnologie Chimiche ed alla società Sunfil di Castrovillari (Cosenza), che opera nel settore tessile ed in particolare nella lavorazione di fibre, i partner di progetto sono la società Camillo Sirianni di Soveria Mannelli (Catanzaro), con il ruolo di capofila, tra le aziende leader in Italia nella produzione di arredi per scuole, università e spazi collettivi, che esporta in diversi paesi non solo europei ed occupa circa 50 dipendenti; il Consorzio interuniversitario Tebaid, di cui fanno parte l’Università della Calabria, l’Università di Reggio Calabria e PMI calabresi, che opera nella ricerca in campo biomedico, ambientale, chimico e chimico-fisico ed è presieduto dal professore Giuseppe Chidichimo. Il responsabile scientifico del progetto SMAFINEC è il professore Amerigo Beneduci.

Nell’ambito del progetto SMAFINEC, il Dipartimento di Chimica e Tecnologie Chimiche, con la collaborazione dello spin off del Dipartimento di Ingegneria Meccanica Energetica e Gestionale dell’Unical, CHT S.r.l. (Calabrian High Tech), fondato dal professore Guido Danieli, ha ottimizzato un piccolo impianto pilota per la produzione automatizzata di fibra di ginestra, con la messa a punto soprattutto di un nuovo sfibratore.

L’impianto in grado di produrre piccoli quantitativi di fibra all’ora, ha permesso di estrarre dai rami di ginestra circa 70 kg di fibra fine (200 kg di fibra grezza), utilizzati per realizzare nuovi prototipi di filati, di tessuti e per la prima volta anche di abiti in ginestra e lino.

In particolare i filati sono stati commissionati dall’Unical al Linificio e Canapificio Nazionale, azienda fondata nel 1873, ora del Gruppo Marzotto, localizzata a Villa d’Almè (Bergamo), mentre i tessuti sono stati realizzati dalla Tessitura Enrico Sironi di Gallarate (Varese), un’azienda storica che opera da quattro generazioni, specializzata nella tessitura di fibre naturali, come lino, canapa ed altre fibre liberiane.

L’azienda calabrese Malìa Lab, di una giovane stilista, Flavia Amato, con sede a Guardavalle (Catanzaro), che opera nel campo della moda sostenibile con una linea di capi in tessuti con fibre naturali confezionati a mano, ha invece disegnato e realizzato i due prototipi di abiti per donna, un trench e una tuta palazzo.

L’azienda Sirianni, in collaborazione con l’Unical, ha realizzato materiali compositi in ginestra per banchi e altri arredi scolastici, utilizzando gli scarti legnosi dell’estrazione della fibra tessile dai rami di ginestra, in conformità con i bandi pubblici che sempre più spesso premiano la riciclabilità e l’utilizzo di piante a rapida crescita, anziché l’uso di legname proveniente da taglio di foreste.
Nell’ambito del progetto SMAFINEC l’Unical ha sviluppato anche metodi di ammorbidimento della fibra con agenti chimici commerciali, mentre il consorzio Tebaid ha messo a punto metodi di ammorbidimento enzimatico delle fibre.

Sunfil ha realizzato invece una nuova macchina per cardare/pettinare specificamente le fibre di ginestra. Con questi nuovi risultati raggiunti si potranno ridurre ulteriormente i tempi per passare dalla fase di ricerca ad una fase industriale.

C’è la possibilità quindi di realizzare in Calabria e in molte regioni italiane dove cresce spontanea la ginestra, una filiera sostenibile made in Italy, sfruttando sia la fibra tessile, che ha il maggiore valore di mercato, e sia gli scarti di lavorazione per varie applicazioni industriali.

La ginestra infatti è una pianta che cresce spontanea in Calabria e in tutto il Mediterraneo (solo nel Parco dell’Aspromonte in Calabria sono stati localizzati oltre 5.000 ettari di ginestreti), senza necessità di trattamenti con insetticidi e altre sostanze tossiche, come avviene per altre piante da fibra.

Da sottolineare che nell’antica Pompei la ginestra si coltivava e durante gli scavi archeologici hanno trovato abiti ed altri manufatti realizzati in ginestra. Nel periodo autarchico la produzione di fibra in Italia ha avuto un grande impulso. Nel 1942 operavano oltre 60 ginestrifici, di cui 15 in Calabria, che estraevano la fibra dai rami di piante spontanee. Alcuni di questi stabilimenti occupavano anche centinaia di addetti, come quello di Terni.

La produzione della fibra è cessata dopo la fine della guerra, ma ora è crescente l’interesse per le fibre naturali, per la moda sostenibile, oltre che per materiali compositi più leggeri e riciclabili che utilizzano piante a rapida crescita.

Il progetto ginestra dell’Unical è stato avviato nel 1999 in seguito ad un rapporto attivato dalla Comunità Montana del Medio Tirreno, con sede a Paola (Cosenza), con il Centro Ricerche Fiat, interessato a sperimentare materiali più leggeri e riciclabili per il settore automotive. È stato poi presentato al MIUR un primo progetto di ricerca congiunto Centro Ricerche Fiat – Unical, finanziato dal 2005 al 2006.

Da allora hanno manifestato interesse per il progetto sia grandi imprese e sia PMI di vari settori, alcune delle quali negli ultimi anni hanno partecipato all’attività di ricerca e allo sviluppo del progetto, con la messa a punto di vari prototipi soprattutto nel settore automotive e della bioedilizia.

L’Università ha già depositato vari brevetti e punta ora a sviluppare l’impianto pilota realizzato. È interessata pertanto ad entrare in contatto anche con nuovi possibili partner e al riguardo rimane a disposizione per fornire ulteriori chiarimenti sul progetto di ricerca.

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