Il presidente di Confindustria Cosenza Fortunato Amarelli interviene sulla stampa per riflettere sui due macro eventi consecutivi – pandemia e guerra – che hanno innescato una forma di incertezza e insicurezza sia per le persone che per la condizione economica in generale.
«La guerra con il suo impatto drammatico – ha dichiarato il presidente di Confindustria Cosenza Fortunato Amarelli – sta comprensibilmente catalizzando l’interesse dell’opinione pubblica, dei cittadini e degli imprenditori in relazione alle conseguenze umanitarie, economiche e commerciali. La doverosa attenzione a questi temi ed alle problematiche sottese non può in ogni caso farci abbassare il livello di attenzione rispetto alla situazione economica italiana e del nostro territorio ed al modo diversificato di come si stanno tentando di superare le pesanti ricadute di questi due anni di pandemia».
Esprime preoccupazione il rappresentante degli industriali cosentini, specie per alcuni settori che ancora non si sono ripresi dallo stop dettato dall’emergenza sanitaria, quali turismo e trasporti.
«Per il comparto dei trasporti passeggeri ad esempio – ha spiegato Amarelli – è come se ci si trovasse ancora nei primi mesi di inizio della pandemia. Molte aziende sono state costrette a cambiare in maniera onerosa e spesso radicale la propria organizzazione aziendale e del lavoro, ma non sono state adeguatamente supportate con interventi di sostegno. Negli ultimi due anni, hanno dovuto fare i conti con un calo della domanda dovuto al lockdown e consolidato con la diffusione generalizzata dell’utilizzo dello smartworking, alla crisi del settore turistico dovuta alle restrizioni della circolazione delle persone imposte dal nostro e dagli altri Governi per contrastare la diffusione dell’epidemia, ai problemi di gestione del personale contagiato dal Covid ed in ultimo dall’aumento dei costi dell’energia elettrica e delle materie prime».
L’invasione dell’Ucraina da parte dell’esercito russo, il forte aumento di prezzo di tutte le materie prime, non solo energetiche, dunque, hanno indebolito una situazione economica già precaria, sminuendo il potere d’acquisto delle famiglie. Anche l’incertezza è destinata a rallentare gli investimenti e quindi il Pil.
«È urgente sostenere e far ripartire questi settori da troppo tempo in crisi, perché – ha concluso il presidente Fortunato Amarelli nell’intervista rilasciata a Il Quotidiano del Sud – sono tanti i posti di lavoro a rischio e se non ci sarà una risposta precisa del Governo in termini di sussidi adeguati, al pari di come sta avvenendo nel resto d’Europa, queste aziende saranno tristemente e drammaticamente costrette a chiudere. In uno scenario di stagflazione generale, il nostro territorio è colpito doppiamente perché già indebolito da anni di insufficienti investimenti. Dunque, non è più possibile rinviare politiche serie di sostegno all’imprenditoria».