Presentato il Rapporto Regionale PMI 2022, realizzato da Confindustria e Cerved, in collaborazione con Unicredit e Gruppo 24 Ore, che analizza gli andamenti e le prospettive delle 160 mila società italiane che – impiegando tra 10 e 249 addetti e con un giro d’affari compreso tra 2 e 50 milioni di euro – rientrano nella definizione europea di piccola e media impresa, e generano un valore aggiunto complessivo pari a 204 miliardi di euro. Lo studio ha tenuto conto del conflitto russo-ucraino e della persistenza dei rincari sul mercato delle materie prime.
Il Rapporto evidenzia come la diffusione della pandemia abbia interrotto la lenta ripresa delle PMI italiane che nel 2020 hanno visto calare i loro fatturati dell’8,6%. La macroarea più colpita è stata il Centro Italia, penalizzata dalla specializzazione in settori fortemente colpiti dalle restrizioni sanitarie, fermi o con forti perdite nel corso dell’anno (turismo, alberghi, ristorazione, sistema moda, concessionari autoveicoli). Impatti importanti sui conti economici si sono registrati anche nelle regioni del Nord-Ovest (-8,8% e -10,1%) e del Nord-Est (-8,5% e -9,0%), dove a pesare sono stati i cali nel settore manifatturiero e nei servizi, mentre il Mezzogiorno ha mostrato impatti di minore intensità (-6,1% e -5,7%) per la maggiore incidenza dei comparti agroalimentare e costruzioni, relativamente meno colpiti dalla crisi.
Nel 2021 le stime sui conti economici delle piccole e medie imprese hanno fatto emergere i primi segnali di ripresa. Il Mezzogiorno è l’area in cui si osservano le performance migliori nel valore aggiunto rispetto ai livelli pre-Covid (+8,4% rispetto al 2019).
Le tensioni geopolitiche, economiche e commerciali associate al conflitto in Ucraina (sanzioni, incertezza dei traffici, restrizioni al commercio ecc.) si stanno trasmettendo al nostro sistema produttivo.
In base alle previsioni, il processo di recupero delle PMI italiane potrebbe subire un rallentamento nel prossimo biennio. Nello scenario “base”, i livelli pre-Covid saranno recuperati in tutte le aree già nel 2022, nonostante una decelerazione su base annua del tasso di crescita dei ricavi (+2,4% nel 2022 e +2,0% nel 2023). Al termine del periodo di previsione, l’area che crescerà maggiormente rispetto ai livelli pre-Covid è il Mezzogiorno (+3,8%).
Le regioni del Mezzogiorno hanno subito gli effetti della pandemia con un’intensità minore rispetto al resto del Paese, grazie ad una specializzazione produttiva maggiormente concentrata in comparti meno colpiti dalla crisi, come l’agroalimentare e le costruzioni, e per il maggiore peso nella struttura economica dei servizi di prossimità (es. distribuzione alimentare), non toccati dalle restrizioni e in forte recupero nel 2021.
“Dal rapporto – commenta il Presidente di Unindustria Calabria, Aldo Ferrara – emerge chiaramente come le spinte inflazionistiche, la guerra in Ucraina e lo shock energetico, unitamente alle turbolenze dello scenario internazionale, stanno interrompendo la ripresa economica post- pandemica producendo conseguenze preoccupanti sulla tenuta e sulla reale capacità delle imprese di continuare a produrre. Nondimeno preoccupante la politica restrittiva attuata dalla BCE che con l’aumento repentino dei tassi d’interesse rischia di aumentare i rischi recessivi in corso.
In tale contesto il sistema produttivo Calabrese ha mostrato segni di resilienza e reattività, ma permane una preoccupante fragilità e vulnerabilità del sistema economico nel suo complesso anche per i gravi e antichi deficit strutturali e infrastrutturali che lo caratterizzano, tra cui una complessiva debolezza di sistema e un apparato burocratico-amministrativo inefficiente e soffocante. Risulta quindi necessario porre in essere misure strutturali immediate e diversificate per garantire la continuità aziendale e il sostegno della competitività. Rinnovo della moratoria, sostegno alla liquidità e alla patrimonializzazione delle imprese, rilancio degli investimenti, mitigazione del caro energia, investimenti sul capitale umano sono solo alcune delle misure da attuare con immediatezza per preservare il nostro sistema produttivo. Come Unindustria Calabria stiamo predisponendo, insieme il Centro Studi di Confindustria, un articolato piano di sviluppo industriale poggiati sulle ingenti risorse Europee che accompagni le imprese in questo delicato momento economico, ma che contestualmente guardi già alla fase post emergenza.”
“Il Rapporto Regionale PMI – dichiara Vito Grassi, Presidente del Consiglio delle Rappresentanze Regionali e Vicepresidente di Confindustria – rappresenta una preziosa cassetta degli attrezzi di analisi e proposte per sostenere ed accompagnare le imprese nel percorso di ripresa. In base alle nostre previsioni, il processo di recupero delle PMI italiane potrebbe subire una battuta d’arresto, con intensità diverse a seconda di come evolverà la situazione geopolitica internazionale e delle risposte europee e nazionali.”
“Dal rapporto emerge chiaramente come l’attuale scenario internazionale e gli effetti sui rincari dei prezzi delle materie prime – spiega Remo Taricani, Deputy Head UniCredit Italia – rischiano di interrompere il percorso di ripartenza post pandemico che il sistema produttivo del Paese aveva intrapreso. Le banche giocano un ruolo rilevante per il sostegno all’economia, anche perché in Italia sono la principale fonte di finanziamento delle imprese. Come UniCredit non abbiamo mai fatto mancare il nostro supporto, anche nei momenti più difficili. In questi giorni abbiamo lanciato un piano di azione per aiutarle anche in questa fase complessa, contraddistinta da una spinta inflattiva pericolosa che sta comportando un rischio di contrazione degli investimenti delle aziende.”