E’ stato presentato ieri, nella sede di Unindustria Calabria, il report finale del progetto “Lavoratori stranieri in sicurezza”, promosso da Confindustria Catanzaro insieme alla direzione regionale dell’Inail. Il progetto si è concretizzato in un percorso di analisi, sensibilizzazione, formazione e comunicazione per aziende calabresi operanti nei settori dei trasporti e dell’edilizia e per i loro lavoratori stranieri.
Sotto la moderazione del direttore di Unindustria Calabria, i risultati sono stati illustrati dal presidente di Unindustria Calabria e Confindustria Catanzaro, Aldo Ferrara, e dal direttore regionale di Inail, Fabio Lo Faro.
Il progetto ha visto il coinvolgimento di undici aziende calabresi, la maggior parte della provincia di Catanzaro, per un totale di 88 i lavoratori stranieri ai quali è stato sottoposto un questionario volto a esplorare la consapevolezza delle normative in materia di sicurezza sul lavoro e ai quali sono stati erogati specifici corsi di formazione proprio sul tema della sicurezza sul lavoro.
Fondamentale, nel percorso di approccio e di formazione, il coinvolgimento dei mediatori culturali, a cui è spettato il compito di accorciare le distanze linguistiche e culturali che spesso sono alla base delle principali difficoltà di comunicazione e rendono complesso per i lavorati avere piena coscienza degli obblighi e dei diritti di cui sono titolari.
Tra gli output del progetto anche la realizzazione di opuscoli informativi sulle norme relative alla sicurezza nei luoghi di lavoro appositamente redatti nelle diverse lingue parlate dai lavoratori.
Dall’analisi è emerso come il 55% dei lavoratori stranieri coinvolti sia di nazionalità rumena. Tra i Paesi di provenienza anche Marocco (16%), Moldavia (13%), Argentina, Algeria, Pakistan, Ucraina, Tunisia, Albania, Polonia, Egitto e Georgia.
«C’è da sottolineare – ha detto Ferrara nel corso del suo intervento – come questo progetto permetta di far emergere la virtuosa collaborazione pubblico-privata a testimonianza concreta dell’impegno fattivo del sistema confindustriale su un tema così rilevante. Riteniamo che anche un solo dipendente che non ritorna a casa dopo il turno di lavoro sia una sconfitta per tutti: ecco perché è necessario operare per diffondere la sicurezza sui luoghi di lavoro certamente con i controlli, ma anche con la formazione, l’informazione e la consulenza. Da questo punto di vista, questo progetto risponde esattamente a questa esigenza. È un percorso che avevamo già fatto e che bisognerà continuare a implementare anche in futuro perché i lavoratori stranieri incidono parecchio oggi e incideranno ancora di più domani».
«Una delle missioni dell’Istituto è proprio quella della “diffusione della cultura della sicurezza” – ha aggiunto Lo Faro – , declinazione concreta del compito che il legislatore nazionale, prima ancora dell’intervento europeo, ha assegnato all’Inail con l’art.10 del d.lgs. 81/2008, e che si sostanzia nell’incentivare un approccio al lavoro orientato alla protezione della persona, obbiettivo che può essere raggiunto soltanto attraverso l’attività di pianificazione ed il coinvolgimento di tutti gli attori del sistema produttivo. Coinvolgere, dunque, i lavoratori stranieri, ha significato non soltanto operare uno sforzo di traduzione linguistica degli obblighi normativi e delle buone prassi, ma soprattutto il riuscire a comunicare l’importanza della prevenzione nella modalità più consona al confronto con persone di cultura diversa dalla nostra».