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Il presidente di Confindustria Orsini al Corsera: occorre agevolare chi investe

di Unindustria Calabria

Le imprese italiane stanno bene, “meritano un otto e sono pronte a ripartire, ma il governo deve sostenere chi investe. Occorrono misure che vadano oltre il Pnrr”, ha affermato il Presidente di Confindustria Emanuele Orsini in un’intervista al Corriere della Sera.

“Come noto veniamo da una frenata della crescita industriale iniziata a fine 2022 e ne stiamo subendo ancora i contraccolpi. Tuttavia, le previsioni Istat che vedono una crescita dell’1% corrispondono alle elaborazioni del nostro centro studi e ci dicono che è un obiettivo alla portata”, ha aggiunto Orsini sullo stato di salute dell’economia italiana sottolineando l’andamento dell’export: “Secondo i dati Ice, con 626 miliardi l’anno siamo diventati il quinto Paese al mondo per export manifatturiero dopo Cina, Usa, Germania e Giappone. L’obiettivo è superare il Giappone, oggi a quota 663 miliardi. Ed è un obiettivo realistico”.

Dalla manovra di bilancio Confindustria si aspetta “Un piano di incentivi agli investimenti che vada oltre il Pnrr e quindi oltre il 2026: le imprese hanno bisogno di orizzonti di medio periodo. La conferma del taglio al cuneo fiscale per il 2025. Il ripristino dell’Ace, misura che favorisce la crescita patrimoniale delle imprese”. Non servono, invece, – ha rilevato Orsini – “Singoli bonus a tempo e piccoli contributi a pioggia”. Per finanziare queste misure “L’unica via è riconfigurare la spesa pubblica e dirottare le risorse verso i settori che generano più crescita. In questo senso, una riorganizzazione delle tax expenditures sarebbe sensata”.

“Da parte nostra ci impegneremo a presentare proposte a costo zero”. Ha aggiunto il leader degli industriali riportando due esempi: “La normativa della 231: un onere burocratico enorme per le aziende, che si sentono sempre a rischio (anche per un cavillo) di vedere la propria attività commissariata e dunque bloccata prima di essere giudicata. La 231 è pensata per essere applicata indifferentemente ad aziende che fatturano da 2 milioni a diversi miliardi. Dobbiamo usare il sistema simile a quello delle white list come in Emilia-Romagna dopo il terremoto. Liste di aziende in regola di cui si fa garante la prefettura. La certezza del diritto è fondamentale”. La seconda misura a costo zero riguarda il “monitoraggio dei profili professionali necessari alle nostre imprese per poterne dare una rappresentazione precisa e per orientare la didattica” perché “Non troviamo le persone da assumere. Dobbiamo formare le persone direttamente nel loro Paese: Confindustria Alto Adriatico ha già attivato un’esperienza di questo tipo”.

Orsini ha rilanciato, quindi, l’idea di un “piano casa” “finanziato con capitali pazienti, il cui rientro dell’investimento non sia inferiore a 30 anni” e la necessità di riavviare il dialogo con i sindacati: “I cambiamenti innescati dalle innovazioni nel sistema produttivo, a partire dall’AI, renderanno necessaria una nuova fase di contrattazione a vari livelli. Confindustria e sindacati devono tornare a confrontarsi. Ripartiamo dal Patto della fabbrica del 2018. E ripartiamo dalla sicurezza sul lavoro. Conto di incontrare presto i tre sindacati”.

Sul tema energetico il Presidente Orsini ha detto: “Oggi paghiamo l’energia il doppio del prezzo medio dei competitor. L’industria italiana paga mediamente il doppio degli altri Paesi europei. A maggio abbiamo addirittura raggiunto il picco pagando il megawattora 86 euro contro i 13 euro della Spagna. Serve un costo unico europeo dell’energia. Perché chi è lungimirante capisce che siamo tutti più forti se inseriti in un’Europa nell’insieme più competitiva. Ho affrontato questa questione con Medef, la Confindustria francese, e ho trovato più aperture di quanto mi aspettassi”.

Sull’automotive “vediamo con favore l’interesse di nuovi player automobilistici per il nostro Paese, purché non siano meri assemblatori e siano impegnati ad avere la maggior parte della componentistica di produzione italiana” e sull’Ilva Orsini ha osservato: “La produzione di acciaio è strategica per il nostro Paese. Si sono fatti avanti grandi gruppi internazionali, ma anche italiani. Sempre tornando alla certezza del diritto occorre mettere dei paletti chiari per evitare che anche i nuovi investitori si trovino, appena arrivati, indagati per reati ambientali”.

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