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Porto di Corigliano Calabro, uno spreco da 50 milioni. Perciaccante al Sole24Ore: infrastruttura utile per il turismo e l’agroalimentare

di Unindustria Calabria

“La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata l’abbandono della multinazionale americana Baker Hughes che aveva pianificato all’interno del porto di Corigliano Calabro, in provincia di Cosenza, un investimento di 6o milioni, poi dirottato su Vibo Valentia. Persi i fondi e persi quasi 200 posti di lavoro”.

Inizia così l’approfondimento del giornalista Nino Amadore che su Il Sole 24 Ore di oggi denuncia gli sprechi e le potenzialità di una infrastruttura strategica per il Sud Italia. “Un progetto che risale al 1967 e che in questi quasi 58 anni ha prodotto solo spesa per le infrastrutture portuali e nulla di più”, mentre “si presta ad attività qualificate che potrebbero essere praticate attraverso una piattaforma logistica al servizio della filiera agroalimentare”.

Entra nel dettaglio delle potenzialità del porto il presidente di Confindustria Cosenza. «Il porto di Corigliano Rossano ha tutte le caratteristiche per aspirare a uno sviluppo coerente con le vocazioni del territorio potendosi porre utilmente al servizio tanto della pesca che delle produzioni presenti nell’area che di un auspicabile utilizzo per il turismo crocieristico”, afferma Giovan Battista Perciaccante.

“Il Distretto agroalimentare della sibaritide con le sue produzioni d’eccellenza, potrebbe realizzare da subito un salto positivo nella propria capacità di competere sui mercati internazionali grazie alla possibilità di utilizzo di un porto posizionato in maniera strategica rispetto ai principali mercati di riferimento. Bisogna abbandonare pigrizie e anacronistiche rendite di posizione a favore di un impegno in direzione della valorizzazione e del rilancio strutturale di questa infrastruttura – conclude Perciaccante – che rappresenta una delle principali risorse per il territorio”.

Viene messo in evidenza che la Piana di Sibari, nell’area adiacente al porto, è la sede del Distretto agroalimentare di qualità che comprende 31 comuni, tra cui Corigliano Rossano, e opera su una superficie di 184 mila ettari di terreno con un centinaio di imprese consorziate.

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