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Acqua: Confindustria e Utilitalia, sei principi per una gestione sostenibile, efficiente e sicura

di Unindustria Calabria

L’acqua è un asset strategico per l’economia e per gli obiettivi di sostenibilità. Alla vigilia della Giornata Mondiale dell’Acqua, Confindustria e Utilitalia condividono la necessità di rafforzare un modello di gestione sostenibile delle risorse idriche da un punto di vista sociale, ambientale ed economico; ciò al fine di garantire una fornitura d’acqua sicura e affidabile al sistema Paese.

Occorre agire anzitutto a livello europeo, per assicurare un approccio armonizzato della normativa, attualmente frammentata e fonte di complessità e inefficienze. L’intenzione della Commissione europea di adottare una strategia sulla resilienza dell’acqua va nella giusta direzione.

A livello nazionale occorre anzitutto mettere ordine nella governance. “Non si possono governare i fenomeni complessi legati all’acqua, come il dissesto idrogeologico, con strutture fragili e competenze incerte e sovrapposte –spiega Annalisa Sassi, Presidente del Consiglio delle Rappresentanze Regionali di Confindustria –. Dobbiamo dotarci di una visione comune, partendo da una cornice normativa chiara e omogenea che renda coerente un sistema oggi troppo frammentato. Significa che le risposte ai problemi necessitano di una governance snella, attenta al territorio, ma inserita in un sistema coordinato” prosegue la Presidente Sassi.

Il tema va affrontato anche sotto il profilo dei costi necessari alla manutenzione e allo sviluppo dell’infrastruttura idrica. “Negli ultimi anni – spiega il presidente di Utilitalia, Filippo Brandolini – gli investimenti dei gestori del servizio idrico integrato sono aumentati notevolmente, raggiungendo i 4 miliardi annui, pari a 65 euro pro capite nel 2023, con una stima di 80 euro l’anno per abitante nel 2025 anche grazie alla spinta dei finanziamenti pubblici. Ma alla luce degli effetti dei cambiamenti climatici e delle direttive europee sull’acqua, serve un’ulteriore accelerata per arrivare a 6 miliardi annui. Ragionando in un’ottica futura che vada al di là dell’orizzonte temporale del 2026 e quindi del PNRR, alle risorse derivanti dalla tariffa andrebbe affiancata anche una quota di contributo pubblico di almeno 1 miliardo di euro l’anno per i prossimi 10 anni, per portare avanti un piano straordinario di interventi volti ad assicurare la tutela della risorsa e del territorio, nonché a garantire la continuità del servizio anche in periodi di stress climatici sempre più frequenti”.

È fondamentale, poi, assicurare un consumo sostenibile delle risorse, basato sui principi dell’economia circolare. “Promuovere un approccio all’economia circolare anche all’utilizzo dell’acqua è importantissimo. È fondamentale per ridurre il consumo delle risorse e tutelare gli ecosistemi. Le imprese possono fare molto in termini di riciclo e riuso dell’acqua nei processi industriali. Ma è necessario eliminare frammentazioni normative, e non solo, che limitano il potenziale degli investimenti” conclude Lara Ponti, Vice Presidente per la Transizione Ambientale e gli Obiettivi ESG di Confindustria.

Confindustria e Utilitalia condividono i seguenti principi:

  1. Approccio multisettoriale. Favorire il confronto costante tra i vari utilizzatori della risorsa idrica (civile, industriale e agricolo) nell’ottica di un approccio multisettoriale. La risposta alle sfide poste dal cambiamento climatico non può che essere coordinata, ampia e infrastrutturale.
  2. Frammentazione della governance nel governo del territorio. Trasformare l’attuale frammentazione della governance amministrativa e delle gestioni in capacità di governo, definendo una cornice normativa omogenea, che restituisca ordine e coerenza al sistema. È necessario superare quei vincoli che oggi limitano la possibilità di programmare e realizzare investimenti, a partire da quelli in opere di contrasto al dissesto idrogeologico, ambito nel quale l’assenza di una governance chiara e unitaria continua a generare inefficienze, ritardi e sovrapposizioni di competenze.
  3. Accorciare la catena decisionale e del permitting. Servono prossimità nelle scelte e visione nei processi: una catena corta con meno passaggi intermedi e maggior coordinamento, per governare l’acqua in modo efficace e al servizio dei territori. Bisogna inoltre semplificare e accelerare gli iter autorizzativi per la realizzazione delle infrastrutture necessarie.
  4. Favorire la produzione di acqua complementare. Introdurre una normativa generale che stabilisca che il riutilizzo dell’acqua per destinazione d’uso industriale deve essere sempre consentito, sia nello stesso sito, che presso utenti terzi, nel rispetto dei valori previsti dalla legge. Favorire inoltre la realizzazione di impianti di dissalazione per la produzione di acqua complementare soprattutto nei territori a forte stress idrico e nelle isole.
  5. Sostenere gli investimenti. Affiancare agli investimenti sostenuti dalla tariffa una leva di finanza pubblica stabile (come sta avvenendo attualmente con il PNRR) per i prossimi 10 anni. Ciò al fine di accelerare la realizzazione delle infrastrutture necessarie alla resilienza idrica.
  6. Frammentazione gestionale del servizio idrico integrato. Superare l’attuale frammentazione della governance e delle gestioni, come previsto normativamente da tempo e da ultimo anche dal PNRR, in modo da diffondere in tutto il territorio nazionale le gestioni industriali, che oltre a garantire efficienza e qualità, sono presupposto necessario per incrementare la realizzazione degli investimenti.

Partendo da questi principi, Confindustria e UTILITALIA intendono continuare la collaborazione e sviluppare analisi e proposte condivise.

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