Presentato a Napoli il nuovo Accordo quadriennale tra Confindustria e Intesa Sanpaolo per la crescita delle imprese italiane annunciato lo scorso gennaio dal Presidente di Confindustria Emanuele Orsini, e da Carlo Messina, Consigliere Delegato e Ceo di Intesa Sanpaolo.
Il programma mette a disposizione 200 miliardi di euro fino al 2028, di cui 40 miliardi alle aziende del Mezzogiorno, per rilanciare lo sviluppo del sistema produttivo e cogliere le opportunità di Transizione 5.0 e I.A., integrando così le risorse già stanziate dalla Banca per la realizzazione degli obiettivi del PNRR.
Presso l’Unione Industriali di Napoli, dopo i saluti del presidente dell’Unione Costanzo Jannotti Pecci e di Giuseppe Nargi, Direttore Regionale Campania, Calabria e Sicilia di Intesa Sanpaolo, hanno presentato lo studio “Check-up Mezzogiorno” e commentato le policy per il Sud e l’andamento dei principali driver di crescita il Vicepresidente per le Politiche Strategiche per lo sviluppo del Mezzogiorno di Confindustria Natale Mazzuca e Massimo Deandreis, Direttore Generale SRM-Centro Studi collegato al Gruppo bancario.
A seguire, si sono confrontati in una tavola rotonda Anna Roscio, Responsabile Sales & Marketing Imprese di Intesa Sanpaolo, Angelo Camilli, Vicepresidente per il Credito, la Finanza e il Fisco di Confindustria, e Giuseppe Romano, Commissario ZES Unica del Mezzogiorno.
I lavori si sono conclusi con il dialogo tra Emanuele Orsini, Presidente di Confindustria, e Stefano Barrese, Responsabile Divisione Banca dei Territori di Intesa Sanpaolo che hanno evidenziato le peculiarità delle nuove misure messe in campo e si sono confrontati con gli imprenditori del Sud Italia sulle strategie di sviluppo del territorio e sulle opportunità offerte dalla Zona Economica Speciale Unica del Mezzogiorno quale leva di stimolo per la crescita in termini di connettività e competitività del tessuto economico meridionale.
Sul tema del Mezzogiorno e della Zes il Vicepresidente di Confindustria per le Politiche strategiche per lo sviluppo del Mezzogiorno Natale Mazzuca ha sottolineato “il Mezzogiorno ha un forte potenziale ma in parte inespresso. Il Sud è una piattaforma privilegiata per la posizione geografica al centro del Mediterraneo, crocevia strategico degli scambi commerciali con un ruolo chiave dei porti e delle infrastrutture di collegamento per il comparto energy. Bene gli ultimi anni, come evidenziato da alcune sezioni del check-up Mezzogiorno, per esempio l’ispessimento dell’apparato produttivo, misurato dall’incremento delle società di capitali (superano le 425 mila unità, con una crescita in tutte le regioni meridionali) e la tenuta occupazionale (+2,2% nel 2024, con le donne al +3,3%), anche grazie all’apporto di Decontribuzione Sud (ruolo determinante dal 2020 in poi). Ma a fronte di fattori positivi – ha sottolineato Mazzuca – permangono criticità strutturali, tra cui: la dimensione d’impresa, ancora troppo sbilanciata sulla micro/piccola dimensione, con effetti negativi ‘sull’ancoraggio’ alle catene del valore globali; la ‘densità’ produttiva, ancora troppo disomogenea e debole”.
“La base da cui partire per una strategia di rilancio – ha proseguito il vicepresidente di Confindustria Mazzuca – sono i casi di eccellenza sul territorio che, però, sono distribuiti in modo non omogeneo e non sempre in grado di coagulare attorno a sé filiere strutturate. Per creare ‘ecosistemi competitivi d’impresa’ al Sud, la nostra visione è che vi siano alcune leve prioritarie da attivare: puntare sulle filiere produttive individuate nel Piano Strategico Zes Unica e promuovere il ruolo attrattivo e di insediamento delle grandi imprese. Per far questo, occorre puntare su investimenti in infrastrutture, immateriali e materiali, di straordinaria portata; individuare chiare priorità nell’ambito della logistica, a partire da quella portuale; lavorare a un piano straordinario per l’innalzamento delle competenze. Serve una ‘politica industriale’ per il Mezzogiorno e sarà possibile sfruttando anche i fondi PNRR e le risorse della coesione ancora non spesi; tutti gli strumenti di incentivo a sostegno delle iniziative imprenditoriali del Mezzogiorno, a partire dal credito di imposta Zes che va reso strutturale in termini di dotazione e prospettiva pluriennale; la messa a disposizione di risorse dedicate da parte del sistema finanziario, pubblico e privato”.
“La Zes è un grande volano per ampliare le nostre aziende, ma soprattutto per essere attrattivi nei confronti delle altre aziende italiane e nei confronti dell’estero. C’è la voglia di fare impresa nel Sud, sicuramente dobbiamo recuperare quei divari che ormai sono storici, divari che riguardano le infrastrutture, ma anche la vita sociale dei semplici cittadini. Uno sguardo importante può essere proprio la Zes”.