C’è anche una forte impronta sociale nei cento anni di Confindustria Reggio Calabria festeggiati nei giorni scorsi al teatro Francesco Cilea: ovvero, la collaborazione con il laboratorio femminile sartoriale del plesso Penitenziario di San Pietro.
“Per il nostro centenario, abbiamo pensato- rende noto il presidente degli industriali reggini, Domenico Vecchio- ad un omaggio dal profondo valore simbolico e sociale: ovvero, la realizzazione a mano di borse artigianali da parte delle detenute della sartoria dell’Istituto Penitenziario di San Pietro. Ognuna di esse porta incisa una frase che racchiude il senso più profondo del progetto nato dalla collaborazione con il carcere di San Pietro guidato dal direttore Rosario Tortorella”.
Aggiunge il presidente Vecchio. “Spesso ci si dimentica della realtà, tutt’altro che facile, delle carceri; persone che hanno sbagliato e che stanno pagando per i loro errori ma che hanno diritto ad una seconda possibilità che è di reinserimento sociale e del potersi sentire ancora utili. Ebbene- per questo traguardo così importante che ha unito la classe imprenditoriale reggina, dove la storia è diventata richiamo al sacrificio ed alla passione-, abbiamo dato un segnale concreto di come il lavoro possa diventare strumento di trasformazione personale e sociale”.
Dunque, un momento che ha voluto dare voce a chi resta invisibile, perchè anche dentro le mura di un penitenziario possa nascere valore e speranza. Proprio come vogliono rappresentare le parole incise: “Ogni cucitura è frutto di impegno, speranza e riscatto”.
Conclude qui il presidente Vecchio. “Ci hanno fatto molto piacere i ringraziamenti con un post rivolti da ‘Seconda Chance’ – che ha collaborato alla iniziativa e che ringraziamo insieme al direttore Tortorella- a tutte le detenute coinvolte; allo staff del direttore del Carcere di San Pietro ed a Confindustria Reggio Calabria, per aver reso possibile questo bel momento. Una splendida idea – è stato sottolineato- che ha unito eccellenza artigianale, impegno sociale e opportunità di reinserimento, valorizzando il talento e la professionalità di una squadra di donne che si è impegnata a realizzare 400 borse in pochissimo tempo!
Un esempio concreto di collaborazione virtuosa tra istituzioni, imprese e società civile, che dimostra come il lavoro possa essere davvero strumento di riscatto e crescita personale”.
Da parte sua, il direttore Rosario Tortorella ha evidenziato come “sia dovere e responsabilità di quella che definiamo “società civile”- in tutte le sue componenti organizzative, istituzionali e non-, profondere ogni possibile impegno per favorire l’inclusione, la riduzione delle disuguaglianze e il reinserimento sociale delle persone detenute, poiché questo rafforza la coesione sociale, crea benessere e genera maggiore sicurezza per la collettività. In questo senso- rimarca il direttore Tortorella-, si muove l’Amministrazione penitenziaria che, sul presupposto della sicurezza penitenziaria, quale condizione per realizzare il trattamento rieducativo, cerca di creare opportunità di reinserimento per le persone detenute che hanno scelto di dare una svolta alla propria vita proprio partendo dalla triste esperienza del carcere.
Nel Plesso penitenziario di San Pietro, che fa capo alla Direzione degli Istituti Penitenziari ‘Giuseppe Panzera’ di Reggio Calabria, è attiva una lavorazione penitenziaria di sartoria nella quale le detenute, guidate da una capo d’arte, realizzano anzitutto manifatture destinate alle carceri di tutta Italia. Si tratta – aggiunge Rosario Tortorella-di realtà manifatturiera penitenziaria molto importante per la quale è in corso una procedura di ampliamento che consentirà di dare lavoro ad altre donne detenute e che ha l’ambizione di estendere la propria attività mediante commesse esterne, a testimonianza che il carcere può produrre valore sociale.
La realizzazione delle borse per il centenario di Confindustria va in questa direzione”.
