Reggio Calabria, 2 agosto 2018 – “Destano fortissime preoccupazioni le anticipazioni del rapporto Svimez 2018 con riferimento, in particolare, al dato riguardante la fuga dei giovani dal Mezzogiorno che negli ultimi 16 anni ha raggiunto l’incredibile soglia di quasi un milione. Si tratta di un segnale, l’ennesimo, di una situazione al limite della disperazione e che impone l’adozione di misure urgenti”. E’ quanto afferma il Gruppo Giovani Imprenditori di Confindustria Reggio Calabria, presieduto da Samuele Furfaro, in relazione alla consueta fotografia annuale presentata dall’Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno.
“Un’istantanea che descrive uno scenario desolante, – prosegue il presidente Furfaro – efficacemente ribattezzato da Svimez come stagione dell’incertezza. Una stagione che, tuttavia, si protrae ormai da tantissimo tempo, attraversando intere generazioni come stiamo drammaticamente toccando con mano in Calabria. Ciò che impressiona maggiormente, ancor più del tasso di disoccupazione comunque inesorabilmente in crescita, è quello relativo all’abbandono del territorio da parte dei giovani verso il nord o l’estero. La nostra regione, il territorio reggino in particolare, rischiano concretamente di vedere azzerata un’intera generazione. A meno che non si è un dipendente statale, figlio di imprenditori o impavido sognatore non c’è quasi più nessuno dai 18 ai 35 anni. Aumenta inoltre il divario con il resto del Paese, si conferma lo stato di sostanziale arretratezza e, al contempo, la totale paralisi degli investimenti pubblici”.
Furfaro evidenzia inoltre che “il Gruppo Giovani Imprenditori reggino, in stretta sinergia con il presidente di Confindustria Reggio Calabria, Giuseppe Nucera, solleva da tempo la necessità di una terapia shock, un set di azioni che possano stimolare subito e senza attese il nostro territorio. Probabilmente, accanto al “Decreto dignità” servirebbe anche un “Decreto Mezzogiorno” in grado di definire una politica del lavoro diversa rispetto al passato, che punti ad una crescita intelligente e che guardi all’innovazione e allo sviluppo di competenze. In questo contesto – sottolinea il presidente dei giovani industriali dello Stretto – abbiamo da tempo elaborato e proposto tre interventi che a nostro avviso appaiono necessari per far ripartire il territorio. Innanzitutto una defiscalizzazione totale, anche perpetua, finalizzata al superamento dell’isolamento geografico in cui operano le nostre aziende e consentire loro di poter essere competitive su larga scala e quindi di crescere. In secondo luogo, è necessario definire una politica del lavoro più smart e meno assistenzialista. Strumenti quali la legge 407, Garanzia giovani, credito di imposta, dote laureati, jobs act, sono sempre finalizzati ad assumere persone uscite dal mondo del lavoro per mancanza di competenze. Per uscire dalla crisi e crescere le nostre aziende devono digitalizzarsi, adattarsi ai principi dell’industria 4.0, aprirsi ai mercati esteri ma per questo servono competenze specifiche. Serve il credito di imposta o qualsivoglia beneficio economico per portare all’interno delle nostre aziende esperti di robotica, export manager con grande esperienza che sappiano guidarci velocemente verso nuovi mercati esteri, esperti informatici o di digital marketing che ci aiutino a vendere online. Non da ultimo – conclude Furfaro – occorre dar vita nel nostro territorio ad un centro di alta formazione, a cominciare dalla Zona Economica Speciale di Gioia Tauro. Per attrarre grandi investitori è necessario disporre di figure altamente qualificate in loco. La Zes deve obbligatoriamente dotarsi di un campus, un luogo d’eccellenza, dove si possa fare ricerca e sviluppo in modo serio su tematiche specifiche come la logistica, l’agroalimentare, il turismo ovvero un spazio riservato ai migliori ricercatori ed innovatori del Sud”.