Offrire un quadro organico, aggiornato e comparabile delle trasformazioni che hanno attraversato l’industria nell’ultimo decennio, in un contesto segnato da shock economici, sanitari e geopolitici.
E’ l’obiettivo del Rapporto Industria 2025, elaborato dal Centro Studi Confindustria, che pone al centro dell’analisi il tema decisivo della competitività: esamina in profondità punti di forza e criticità del nostro sistema produttivo, dalla cui performance dipendono le prospettive di crescita del Paese.
La manifattura italiana rappresenta da sempre il fiore all’occhiello dell’economia nazionale e continua a essere uno dei pilastri essenziali della crescita del Paese.
Presenta caratteristiche che la rendono un unicum nel contesto internazionale. E’ il sistema produttivo più diversificato d’Europa e vanta una propensione all’investimento sistematicamente superiore a quella delle altre grandi economie del continente.
Negli ultimi anni, inoltre, il rafforzamento patrimoniale delle imprese ha consentito all’Italia di allinearsi al livello di capitalizzazione delle imprese tedesche e francesi, migliorando potenzialmente capacità d’investimento, resilienza e competitività.
La forte apertura ai mercati esteri rappresenta un altro tratto distintivo: quasi metà della produzione industriale è destinata all’export.
Accanto a molti elementi positivi, il rapporto sottolinea una criticità che accompagna la manifattura italiana da oltre trent’anni: la debole crescita della produttività. All’interno del sistema economico nazionale, l’industria è il settore più dinamico, ma nel confronto con le altre manifatture europee la sua performance è meno brillante, prevalentemente a causa di un contributo negativo della produttività totale dei fattori.
Le cause sono molteplici. Innanzitutto, la struttura dimensionale: l’Italia ha una quota molto elevata di micro e piccole imprese e, anche tra quelle grandi, una dimensione media più contenuta rispetto ai concorrenti europei. Eppure, quando si guarda alle imprese medio-grandi, emerge un segnale incoraggiante: sono più produttive delle omologhe tedesche, francesi e spagnole. E’ dunque la distribuzione dimensionale, più che la qualità delle imprese leader, a frenare il potenziale della manifattura in aggregato. Inoltre, rimane ancora debole la crescita del capitale fisico disponibile, mentre la propensione ad investire in beni immateriali, che è cresciuta sensibilmente negli ultimi anni, è inferiore a quella osservata negli altri grandi paesi manifatturieri, soprattutto per quanto riguarda gli investimenti in proprietà intellettuale.
Per poter leggere e scaricare il Rapporto: https://www.confindustria.it/pubblicazioni/manifattura-in-trasformazione-rimarra-ancora-competitiva/
