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Confindustria Reggio Calabria: contrastare emergenza sociale con il lavoro

di Unindustria Calabria

Reggio Calabria, 27 maggio 2017 – Condanniamo con forza il susseguirsi di gravi episodi che si stanno registrando a Reggio Calabria ed esprimiamo forte preoccupazione. Vicende su cui, oltre alla solidarietà e all’indignazione, occorre compiere analisi più approfondite per riflettere sia sulla presenza criminale, sia sul degrado sociale nel quale tali episodi maturano.

Episodio emblematico è quello dell’aggressione a don Giorgio Costantino, su cui Confindustria ha espresso immediata condanna con il Gruppo Giovani Imprenditori. Nell’augurare una pronta guarigione al parroco di Gebbione, riteniamo che su una siffatta violenza la responsabilità sia di tutti, di tutti noi, nessuno escluso: della famiglia, della scuola, delle agenzie educative che, forse, non riescono più a interpretare il disagio dei giovani e la conseguente deriva che porta al bullismo, alla violenza, alla sopraffazione, alla logica del branco.

La mancanza di prospettive di lavoro, il populismo che continua a mettere a rischio la democrazia, l’arretratezza strutturale del territorio, gli alti indici di disoccupazione, in particolare giovanile, oltre ad alimentare la disgregazione sociale provocano devianze di natura più disparata, aumentano gli spazi di illegalità diffusa e allontanano sempre di più lo Stato dai cittadini.

I mali atavici di questa terra non si risolvono con i programmi, quasi sempre inattuati, né con le premesse di sviluppo che rimangono sulla carta, ma con provvedimenti di difesa delle infrastrutture produttive presenti sul territorio, con la valorizzazione delle vocazioni delle macro-aree che compongono la Città metropolitana e con il finanziamento di opere in grado di agevolare uno sviluppo reale, che diventa il principale antidoto alla criminalità organizzata.

Le forze dell’ordine e la magistratura stanno facendo pienamente il loro dovere garantendo le condizioni di legalità indispensabili perché un tessuto socio-economico sano e al riparo dalle infiltrazioni e dalle vessazioni si sviluppi in maniera sostenibile e armonica. Tuttavia, questo da solo non può bastare. Occorre dare una prospettiva al territorio. E questa prospettiva deve darla la Politica, a cominciare dalle possibilità concrete di sviluppo e dall’occupazione. Tenendo presente che, in una città che continua ad avere una zavorra di debiti e un’emorragia di intelligenze che emigrano, il punto da cui ripartire è necessariamente il lavoro. Inteso non solo come forma di sostentamento ma anche e soprattutto come strumento di realizzazione della persona e del pieno dispiegarsi della dignità individuale.

In un territorio povero come il nostro diventa difficile attrarre investimenti privati mentre spetta allo Stato, attraverso le scelte politiche, farsi carico del rischio iniziale, soprattutto nei settori delle nuove tecnologie in assenza delle quali occupazione e sviluppo rimangono solo delle utopie.

L’aggressione a don Giorgio Costantino, a cui rinnoviamo il nostro augurio di pronta guarigione, come altri episodi di cronaca che nelle scorse settimane hanno coinvolto il mondo giovanile, richiedono un nuovo protagonismo dello Stato per lo sviluppo della nostra terra con una presenza che vada oltre il pur indispensabile aspetto repressivo dell’illegalità e della ‘ndrangheta. Solo così, con impostazione positiva e una visione del futuro, potremo colmare il gap con altre realtà geografiche d’Italia, d’Europa e del Mediterraneo. Non basta dire che senza il Mezzogiorno – dunque senza la Calabria – l’Italia è destinata a recitare il ruolo di cenerentola dell’Unione Europea, occorre invece che il Governo, superando la logica del Sud come mercato del Nord e la stessa politica dell’emergenza, decida una volta per tutte cosa intenda fare di questa parte del Paese, che non può rimanere solo un serbatoio di braccia e di cervelli.

 

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