Anche se conveniente per la pubblica amministrazione, è “un’evidente anomalia del sistema” l’offerta con costi del personale più bassi di quelli stabiliti dal Ministero del Lavoro, se calcolati su contratti collettivi nazionali firmati da sindacati non “comparativamente più rappresentativi” a differenza di quanto richiesto dal codice appalti.
E’ quanto stabilito da una recente sentenza del Consiglio di Stato, in base alla quale “se si ammettono senza riserve offerte che sono formulate facendo applicazione di costi del lavoro molto più contenuti, oggetto di contratti collettivi di lavoro sottoscritti da sindacati non adeguatamente rappresentativi, si determinano pratiche di dumping sociale perché solo alcune imprese possono beneficiare di disposizioni che giustificano un costo del lavoro inferiore”, mentre le altre “per essere competitive e non essere estromesse dal mercato, soprattutto in gare c.d. labour intensive nelle quali è decisivo il costo del lavoro, sarebbero costrette poi ad utilizzare quegli stessi contratti collettivi che offrono trattamenti retributivi inferiori, con una evidente alterazione del sistema”.
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