Il 2025 ha fatto registrare fin da subito un forte rincaro dell’energia in Italia. In considerazione anche dell’incertezza a livello geopolitico, la situazione preoccupa gli industriali.
Lancia l’allarme il è presidente di Confindustria Emanuele Orsini che sottolinea “serve fare presto, non è possibile pagare più il 43% di energia in un anno, vuol dire perdere competitività, occorre costruire un percorso di salvaguardia delle imprese, perché l’energia vuol dire salvaguardia dell’industria e del sistema paese.
Il numero uno degli industriali si è dichiarato pronto a un confronto sull’argomento. “Noi come Confindustria – ha detto Orsini – ci siamo per qualsiasi tipo di tavolo per fare cose concrete, in modo da abbassare il costo dell’energia. È importante fare presto perché vuol dire perdere competitività con il sistema europeo e mondiale. Siamo pronti a un confronto immediato sul tema energia per correggere il sistema di formazione del prezzo e diversificare le fonti di approvvigionamento”.
Lo scorso lunedì, in occasione dell’audizione che Confindustria ha tenuto alle Commissioni riunite Bilancio e Ambiente della Camera dei Deputati, il delegato del presidente di Confindustria per l’energia, Aurelio Regina, ha evidenziato che “è aumentato il gap con gli altri paesi europei al punto che oggi, a causa dei mix produttivi delle singole nazioni, l’Italia sconta un gap con la Germania superiore al 30% e dell’80% con la Spagna”.
Secondo Confindustria, per preservare la resilienza dell’industria italiana nel lungo termine, oltre a promuovere gli investimenti in tecnologie a basse emissioni di carbonio, servono anche e soprattutto prezzi dell’energia confrontabili con quelli degli altri Stati membri e dei Paesi extra-UE. I costi energetici elevati rappresentano una barriera significativa per la crescita industriale, in particolare per i settori ad alta intensità energetica, che hanno visto una riduzione della produzione del 10-15% dal 2021 a livello EU.
Nel 2024 i prezzi del gas e dell’energia elettrica sono risultati in discesa rispetto al 2023 ma si sono allargati a livelli record i differenziali tra l’Italia e le altre manifatture europee. In particolare, il prezzo all’ingrosso dell’energia elettrica in Italia è stato del 38% più alto di quello della Germania, dell’87% più alto di quello della Francia e del 72% più alto di quello della Spagna.
“Ad inizio 2025 si sono manifestati ulteriori elementi di incertezza, la conferma dello stop dei flussi gas via tubo dalla Russia all’Europa attraverso l’Ucraina per la fine dell’accordo di transito, la rapida discesa del livello di riempimento degli stoccaggi gas, che a livello Ue è ora al 69%, livello inferiore alla media degli ultimi 5 anni, l’attesa per le politiche energetiche della nuova amministrazione statunitense e sistemi formazione prezzo gas alquanto anomali che spingono il mercato verso traguardi preoccupati”.