Un Sud in ripresa che ha resistito all’impatto socioeconomico della pandemia e che sembra aver ripreso un sentiero di crescita sostenuta, che dovrà però essere consolidata cogliendo tutte le rilevanti opportunità offerte dai numerosi strumenti e misure di rilancio, in particolare dal PNRR, che prevede una effettiva e significativa attenzione al Sud. Al contempo, occorre avviare senza indugio il nuovo ciclo di programmazione dei Fondi Strutturali 2021-27.
È questa la fotografia dell’economia meridionale nel 2021, in netto miglioramento rispetto a quella dello scorso anno, realizzata da Confindustria (Area Coesione Territoriale e Infrastrutture) e SRM (Centro Studi collegato al Gruppo Intesa Sanpaolo) nel check-Up Mezzogiorno.
Il primo, importante, segnale positivo arriva dall’Indice Sintetico dell’Economia Meridionale, che torna a salire dopo la brusca frenata del 2020, recuperando quasi del tutto i valori del 2019. Infatti, gli investimenti e le nuove imprese hanno superato il dato registrato prima della pandemia, evidenziando una vitalità imprenditoriale che ha saputo reagire alla crisi.
Le previsioni sul Pil confermano un andamento sostenuto del Pil meridionale per il 2021 pari a +5%, a fronte del +6,3% a livello nazionale e del +6,8% al Centro-Nord. Per quanto riguarda, invece, il 2022, si prevede la riduzione del delta di crescita tra le macroaree del Paese, con +4,4% per il Sud contro +4,6% per il Centro-Nord. Un dato questo, su cui occorre riflettere, perché potrebbe rappresentare la base di partenza per avviare un processo di reale convergenza.
Anche l’export meridionale nei primi nove mesi del 2021 torna a crescere, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, registrando +16,6%, rispetto a +20,2% del Centro-Nord. Sono le esportazioni, nel complesso, a trainare la ripresa economica in atto anche nel Mezzogiorno, con uno slancio complessivamente meno rilevante ma più significativo in alcuni settori rispetto al Centro-Nord.
Il clima di fiducia delle imprese manifatturiere presenta una tendenza crescente da metà 2020, anche se fortemente discontinua poiché sconta l’incertezza causata dalla pandemia, in modo ancora più accentuato tra le imprese meridionali.
Continuano a crescere, invece, le imprese attive, che nel terzo trimestre 2021 aumentano complessivamente di poco nel Mezzogiorno (+1,6%) rispetto al 2020, ma comunque in misura superiore rispetto al Centro-Nord e al Paese. Le imprese di capitali al Sud sono ormai più di 370 mila, con una crescita del 5,9% rispetto al terzo trimestre del 2020, quindi circa 21 mila nuove imprese di capitali.
Negli appalti di opere pubbliche si registra un’inversione di tendenza rispetto a quanto rilevato nei primi 10 mesi del 2020, con una riduzione di importi e un aumento dei bandi. Questo significa che l’impatto del PNRR non è ancora percepibile e che riemergono gli effetti delle misure straordinarie di semplificazione degli appalti di minore entità.
Risalgono gli impieghi creditizi alle imprese del Mezzogiorno, con una leggera crescita negli ultimi due trimestri dopo il calo registrato a dicembre 2020, e migliorano sensibilmente i tempi di pagamento, anche se nel Mezzogiorno mantengono ritardi più elevati rispetto al Centro-Nord.
I dati sull’occupazione consolidati al 2020, mostrano un andamento negativo complessivamente contenuto, sia a livello nazionale che nel Mezzogiorno. In controtendenza rispetto al dato complessivo, l’occupazione nelle costruzioni nel Mezzogiorno mostra un andamento positivo migliore di quello nazionale e delle altre aree territoriali, grazie alla forte spinta alle ristrutturazioni edilizie. Dati congiunturali sull’occupazione nel 2021, disponibili solo a livello nazionale, mostrano comunque un percorso di ripresa, che dovrebbe coinvolgere anche il Mezzogiorno, anche grazie a misure straordinarie, come la decontribuzione Sud, di cui si attende la proroga per tutto il 2022.
Un Sud con più luci che ombre, dunque, con forti aspettative sul determinante contributo generato dai programmi europei, con una grande attenzione sugli investimenti del PNRR e su quelli complementari. Infatti, oltre alle risorse messe in campo per i prossimi anni, è fondamentale accelerare la spesa delle risorse già da tempo disponibili, come quella dei Fondi Strutturali 2014-2020, ancora in ritardo, seppur con cifre diverse, sia nel Mezzogiorno che nel Centro-Nord, e quella del Fondo sviluppo e coesione (FSC), che conferma il sensibile ritardo attuativo che strutturalmente caratterizza i suoi molteplici impieghi. Molte aspettative sono riposte nell’avvio dei Piani Sviluppo e Coesione (PSC) nazionali e regionali, il cui processo di razionalizzazione in piani unitari delle risorse del FSC dovrebbe finalmente invertire una incapacità attuativa divenuta strutturale, anche per utilizzare gli oltre 73 miliardi di rifinanziamento disposti dalla legge di bilancio 2021 e 2022. Infine, l’avvio del nuovo ciclo di programmazione dei Fondi Strutturali 2021-27 si fa quanto mai urgente e non più procrastinabile.
In sintesi, il PNRR non esaurisce il ventaglio delle opportunità programmatiche e di investimento nel Mezzogiorno per il prossimo decennio. Tuttavia, sono necessari forte integrazione e coordinamento coi Fondi SIE (14-20 e 21-27) e col FSC, in un disegno complessivo e coerente dell’azione di sviluppo del Mezzogiorno, e soprattutto la capacità di attuarlo.